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Appartamenti Papali di Castel Sant’Angelo: Descrizione, Orari, Prezzi

Cerchi informazioni sugli appartamenti papali dentro Castel Sant’Angelo? Allora sei capitato nel posto giusto! 

In questo articolo di approfondimento ti parlerò della storia in breve del complesso residenziale posto ai piani alti del castello e ti accompagnerò nelle sue sale, nei corridoi e nelle logge, fornendoti una descrizione degli ambienti e delle opere d’arte che contengono al loro interno. 

Quando avrai finito di leggere saprai tutto sulle residenze pontificie di Castel Sant’Angelo, su come visitarle e su quali biglietti sia più conveniente acquistare per farlo. 

Sei pronto a lasciarti affascinare dalle splendide decorazioni rinascimentali degli appartamenti farnesiani? Allora seguimi in questa emozionante visita virtuale!

IMPORTANTE! Prima di iniziare con la lettura dell’approfondimento, leggi qui: ti avverto che, data la celebrità di questo splendido edificio, per visitare gli appartamenti papali di Castel Sant’Angelo ti imbatterai quasi certamente in una lunga coda in biglietteria. Per entrare nel castello saltando la fila io ti consiglio di acquistare il biglietto online. Clicca qui sotto per prenotare il tuo ingresso ed entrare al Castel Sant’Angelo in un istante.

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Appartamenti papali della Mole Adriana: storia in breve

Il primo papa a volere un appartamento dentro Castel Sant’Angelo fu Niccolò V.

L’ambiente, nella sua iniziale concezione, doveva avere una funzione sia di alloggio, sia di rappresentanza. 

Di questa prima residenza, nonostante non conservino nulla dell’assetto originario, sopravvivono oggi due stanze: le Sale di Clemente VII. Nella loro denominazione moderna, queste sale prendono il nome dal pontefice che ne ordinò la ristrutturazione. 

Clemente VII fu responsabile anche dell’edificazione del Bagnetto (o Stufetta) che ancora oggi porta il suo nome. 

Negli ultimissimi anni del Quattrocento, Alessandro VI Borgia ordinò la costruzione di un nuovo, fastoso appartamento, dotato anche di giardini e fontane, affidandone la decorazione al Pinturicchio. Durante il suo pontificato, all’interno delle mura di Castel Sant’Angelo abbondarono i ricevimenti e i banchetti. 

Sfortunatamente, oggi non sopravvive nulla della lussuosa residenza del pontefice. Fu infatti papa Urbano VIII a ordinarne la demolizione per far spazio alle nuove fortificazioni. 

Il colto Paolo III Farnese, verso la metà del Cinquecento, favorì il fiorire del gusto rinascimentale all’interno delle mura del castello, affidando a Raffaello di Montelupo la costruzione di un fastoso appartamento posto al sopra del vecchio complesso residenziale quattrocentesco. 

Gli splendidi ambienti dell’appartamento farnesiano – la Sala di Apollo, la Sala Paolina, la Sala di Perseo, la Sala di Amore e Psiche, il Corridoio Pompeiano, le Sale della Biblioteca, dell’Adrianeo e dei Festoni e la Cagliostra – furono decorati da una vasta équipe di validissimi pittori che facevano capo a Perin del Vaga. Ancora oggi, visitando queste sale, possiamo ammirare l’opera imponente di questi artisti.

Appartamenti del papa Roma: gli ambienti

Di seguito ti accompagnerò in un tour virtuale degli ambienti che compongono gli appartamenti papali dentro Castel Sant’Angelo.

Il Cortile dell’Angelo

Anche detto Cortile d’Onore, questo ambiente assume la sua attuale forma nella prima metà del XVI secolo, tra il pontificato di Leone X Medici e quello di Paolo III Farnese. 

È inizialmente concepito come spazio di rappresentanza e, soprattutto, di acceso ai favolosi appartamenti papali. 

Il cortile, a pianta rettangolare, è chiuso da un lato dalle Armerie, e dall’altro dalle vecchie mura della Mole Adriana, cui sono addossate le fastose sale della residenza pontificia

La facciata d’ingresso è impreziosita da un doppio fornice con nicchia centrale, commissionato da Paolo III Farnese a Raffaello da Montelupo. 

Il secondo fornice inquadra un’altra rampa di scale che sale al camminamento di ronda. 

Il lato di fronte all’ingresso, invece, è arricchito dall’Edicola della Cappella di Leone X, realizzata a inizio XVI secolo su disegno di Michelangelo Buonarroti. 

Entrambi i prospetti presentano una nicchia ospitante un busto virile, opera di Guglielmo della Porta a metà del XVI secolo. 

L’elemento che dà il nome al cortile lo troviamo al centro: si tratta infatti della statua di San Michele Arcangelo realizzata nel 1544 da Raffaello da Montelupo. 

Tra le tante sculture poste sulla sommità di Castel Sant’Angelo, oltre a quella attuale, questa è l’unica pervenuta fino ai giorni nostri

L’Arcangelo Michele, realizzato in marmo, è raffigurato con una lunga veste nell’atto di rinfoderare la spada. La corazza è sorretta da spallacci che mostrano il Giglio Farnese. 

Le dimensioni del capo, che risulta sproporzionato rispetto al resto del corpo, sono giustificate dalla collocazione originaria che prevedeva una visione dal basso verso l’alto. 

Le ali, in metallo originariamente dorato, sono forate per diminuire la forza d’attrito del vento. 

Una volta sostituita, dopo oltre duecento anni passati sulla sommità del castello, la scultura venne trasportata in una nicchia della scalinata di Paolo III e poi, in un secondo momento, nella collocazione attuale, ovvero in questo cortile che, nel 1910, ne prende il nome. 

In basso, dietro la statua di San Michele Arcangelo, una grande finestra a bocca di lupo fornisce luce al sottostante sepolcro imperiale, mentre sopra di essa si eleva il complesso degli appartamenti papali. 

Per maggiori informazioni, leggi il mio articolo sul Cortile dell’Angelo.

La Sala di Apollo

Ambiente principale del primo piano degli appartamenti papali, questo grande salone voltato fu costruito sotto il pontificato di Niccolò V

Gli adiacenti ambienti della cappella, delle Sale di Clemente VII e del Bagnetto di Clemente VII furono aggiunti a partire dal XVI secolo. 

La decorazione fu commissionata da Paolo III Farnese a Perin del Vaga e i suoi collaboratori, già attivi ai piani superiori. 

Le pareti e la volta mostrano una ricca decorazione a grottesche su fondo bianco

sala di apollo castel sant angelo

Sul soffitto sono presenti dieci riquadri che mostrano alcune storie del dio Apollo e danno il nome alla sala. 

Nelle lunette sono invece rappresentate le Arti Liberali. Tutti questi elementi richiamano il mito del dio Apollo e il suo ruolo di protettore delle discipline umanistiche. 

Come nelle decorazioni di altre sale ordinate da Paolo III, anche qui gli elementi della mitologia pagana si alternano all’araldica papale, testimoniando l’amore del pontefice per la cultura neoplatonica. 

sala di apollo mole adriana

Nella sala sono presenti gli emblemi del Giglio di Giustizia e del Festina Lente, entrambi caratteristici della famiglia Farnese. 

Il nome del pontefice trova posto sul camino in marmo, realizzato da Raffaello da Montelupo, e nei fregi delle porte.

La Cappella di Leone X

La Cappella di Leone X è l’unica superstite delle tante documentate all’interno di Castel Sant’Angelo. 

Come suggerisce il nome, fu fatta edificare da papa Leone X Medici e consacrata ai Santi Cosma e Damiano, patroni della sua casata. 

È un ambiente piccolo e, oggi, quasi del tutto spoglio. 

Lo stemma pontificio, con le caratteristiche palle medicee, è ancora visibile al centro della volta lunettata

stemma papale leone x

Anche sul pavimento troviamo tracce del committente: le mattonelle che compongono il tappeto centrale recano al centro la piccola figura di un leone, mentre quelle del bordo mostrano lo stemma mediceo. 

L’altare fu realizzato nel XX secolo come elemento di arredo della cappella. Sopra reca un bassorilievo della Madonna in trono con Bambino, ad opera di Raffaello da Montelupo, in origine situato in un’altra parte del castello. 

La cappella presenta anche un piccolo ambiente che fungeva da sagrestia. 

Attraverso una scala di servizio, da questo ambiente si può arrivare alla rampa diametrale, mentre un’altra scala collega l’ingresso agli appartamenti superiori.

Le Sale di Clemente VII

Queste due sale, che prendono il nome dal pontefice che ne ordinò la decorazione, sono le camere di servizio ad uso privato riservate dai papi

Il nome di Clemente VII Medici è riscontrabile ancora oggi nell’iscrizione al centro dei soffitti a cassettoni, nonché nei cartigli dipinti nel fregio della prima stanza da Michele di Bartolomeo da Lucca e Matteo Crassetti da Terranova. 

Il fregio della seconda sala venne sostituito da Innocenzo X con un dipinto recante gli attributi araldici della famiglia. 

I vani, dotati di grandi finestre, erano in origine affrescati con i simboli di casa Medici. Vengono forniti di gradini e sedute su intervento di papa Giulio II Rovere. 

I pavimenti in cotto, più volte restaurati, risalgono invece al pontificato di Paolo III Farnese

Dalla prima camera, una porta consente di accedere al cortiletto di Leone X. Dalla seconda camera, una porta conduce al Bagnetto di Clemente VII, anche detto Stufetta.

bagnetto papa clemente vii

Il Cortiletto di Leone X

Anche detto “del forno”, perché da qui si accendevano i fuochi che riscaldavano l’ambiente della Stufetta, questo piccolo cortile fu fatto costruire da Leone X intorno al 1514. 

È probabile che, un tempo, il piccolo ambiente ospitasse un giardino all’italiana, analogo a quello che si estendeva nel Cortile di Alessandro VI. 

Sul cortile si aprono le due finestre delle Sale di Clemente VII e due porte, sulle quali è visibile l’iscrizione dei nomi dei pontefici Giulio II e Leone X.

Il Bagnetto di Clemente VII

La costruzione di questo ambiente risale al pontificato di Giulio II della Rovere, mentre la decorazione di Giovanni da Udine, allievo di Raffaello, fu commissionata da Clemente VII Medici. 

Il vano, dotato di vasca e utilizzato come stanza da bagno, era dotato di un impianto di riscaldamento collegato ad un forno cui si accedeva dal Cortile di Leone X. 

I simboli araldici, così come le scene mitologiche legate all’elemento dell’acqua, si stagliano su una superficie rivestita con una ricchissima decorazione a grottesche, fitta di animali marini e sfingi. 

Gli stemmi del papa e del castellano Guido de’ Medici si trovano al centro della volta. Intorno, a imitazione degli antichi cammei, abbondano gli ovali con putti. 

Venere e Amore sono protagonisti di quattro scene mitologiche a tema acquatico, e la mitologia greca ritorna anche nei sette troni delle principali divinità dell’Olimpo, lasciati appositamente vuoti per creare l’illusione che gli occupanti stessero partecipando al bagno con il pontefice. 

I due bocchettoni della vasca, recanti i simboli di un catino e di un braciere, testimoniano che il papa potesse disporre di acqua calda e fredda

La Loggia di Giulio II

La Loggia di Giulio II è l’ambiente voltato di accesso alla Sala Paolina.

Affacciata sul Tevere, la loggia venne realizzata per volere di Giulio II e sotto la supervisione del castellano Marco Vigerio dagli architetti Giuliano da Sangallo e Donato di Angelo di Pascuccio, detto il Bramante. 

Il prospetto è composto da un parapetto in marmo e quattro colonne di cui due addossate agli stipiti. 

Sull’architrave modanato è visibile dall’esterno l’iscrizione “IVL II PONT MAX ANNO II” sotto lo stemma della Rovere. 

loggia di papa giulio II

I capitelli delle colonne sono decorati con piccole ghiande e fogliette, motivo araldico della famiglia del pontefice. 

I pennacchi della volta sono decorati con volute vegetali che si stagliano su un campo chiaro, mentre sulle vele troviamo, tra i motivi decorativi, i girali d’acanto, sovrastati da putti e cariatidi. 

Residui degli stessi motivi sopravvivono anche sulle lunette delle pareti. Sulla volta sono inoltre dipinti quattro cartigli recanti altrettanti motti latini che alludono alla funzione di questa loggia delle benedizioni. 

Recentemente i dipinti sono stati attribuiti a Michele del Becca da Imola e Pier Matteo d’Amelia.

La Loggia di Paolo III

Ultimato nel 1543, questo ambiente monumentale rappresentava lingresso agli appartamenti del pontefice Paolo III

La Loggia è formata da cinque arcate sorrette da pilastri, decorate esternamente da un fregio a rilievo recante dei gigli, motivo della famiglia Farnese. 

loggia di paolo III

All’interno, la grande volta a botte è decorata dagli affreschi di Girolamo Siciolante da Sermoneta

Le sei vele sono decorate a grottesche su fondo chiaro, mentre i pennacchi riportano scene di vita dell’imperatore Adriano

Le due lunette sulla parete interna racchiudono invece le raffigurazioni della Mole Adriana e della Villa Adriana

Al centro della volta, incorniciato a stucco, troviamo ormai solo un residuo dello stemma del pontefice.

Loggia Paolo III soffitti

La Sala Paolina

Sala Paolina roma

La Sala Paolina era il salone di rappresentanza del pontefice Paolo III Farnese, di cui ancora oggi porta il nome. Qui furono ospitati imperatori, re, ambasciatori e consoli da tutto il mondo. 

Il complesso decorativo della stanza rappresenta uno dei più grandi episodi artistici del Cinquecento romano.

I lavori furono affidati a Perin del Vaga, che li realizzò tra il 1545 e il 1547 con l’aiuto di alcuni illustri collaboratori, tra i quali Pellegrino Tibaldi, Luzio Luzi, Domenico Rietti e Giacomo Bertucci. 

Gli affreschi raffigurano scene di vita degli “omonimi” del papa, Alessandro Magno e San Paolo che si sarebbero legati a quella del pontefice. 

La volta è ricchissima: al centro troviamo lo stemma di Paolo III e tutt’intorno un complesso di pannelli a grottesche, stucchi, emblemi papali e cartigli recanti iscrizioni in greco, a testimoniare la cultura umanistica del pontefice. 

Sei riquadri ad affresco, ad opera di Marco Pino, raffigurano importanti episodi della vita di Alessandro Magno. 

Sotto la cornice, lungo tutti e quattro i lati della sala rettangolare, corre una scritta in latino volta a celebrare i lavori di restauro della vecchia Mole Adriana e di costruzione della residenza papale. 

Sulle pareti troviamo una finta architettura, composta da colonne ioniche e nicchie ospitanti le figure allegoriche delle Virtù cardinali della Forza, della Giustizia, la Temperanza e la Prudenza. 

A queste vengono alternati riquadri raffiguranti altre Storie di Alessandro Magno, mentre al di sopra delle porte troviamo le illustrazioni di sei Storie di San Paolo. 

Al centro delle pareti brevi, maestosi, troviamo affrescati i ritratti dell’imperatore Adriano e dell’Arcangelo Michele che rinfodera la spada, omaggio rispettivamente al fondatore e al protettore cristiano del luogo ad opera di Girolamo Siciolante da Sermoneta e Pellegrino Tibaldi. 

sala paolina soffitto

Il pavimento che vediamo oggi è più recente; l’originale in cotto, infatti, fu sostituito negli anni Venti del XVIII secolo da Innocenzo XIII, di cui ancora oggi campeggia, al centro, lo stemma papale. 

I toni generalmente solenni dell’apparato decorativo della sala vengono mitigati da due porte trompe-l’oeil dalle quali si affacciano un cortigiano (secondo alcuni l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane) e alcuni servitori che scendono una scala con un cesto di frutta. 

Sotto il ritratto di San Michele Arcangelo, ecco spuntare due babbuini: secondo alcuni in ricordo di un omaggio di alcuni ambasciatori stranieri al pontefice, secondo altri a suggerire il nome dell’autore Giacomo Bertucci, a guisa di firma. 

Per maggiori informazioni, leggi il mio articolo sulla Sala Paolina e le sale adiacenti.

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La Sala di Perseo

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La Sala di Perseo fu lo studiolo del pontefice Paolo III. Il soffittato e la parte superiore delle pareti vennero decorati da Perin del Vaga e dalla sua équipe. 

Il soffitto è a cassettoni, con motivi a grottesche e simboli araldici; al centro spicca, in rilievo, la figura di San Michele Arcangelo. 

Nel fregio è Perseo a fare da protagonista. Con sei grandi riquadri, l’affresco raffigura molte delle imprese dell’eroe greco tratte dalle “Metamorfosi” di Ovidio.

Le scene sono incastonate in una finta architettura a cornici e mensoloni, con festoni di frutta, maschere e fiori. Alternati ai riquadri raffiguranti Perseo troviamo delle monumentali fanciulle con unicorni, emblemi dei Farnese. 

Il ciclo mitologico va “letto” dalla sinistra dell’ingresso, dove troviamo il “Commiato dell’eroe della madre Danae” e “Perseo che riceve i doni di Mercurio e Minerva”, e poi procedendo in senso orario fino agli ultimi episodi sulla porta della Sala Paolina: “Il ritorno di Perseo”, “L’origine del corallo” e il “Banchetto nuziale di Perseo e Andromeda”. 

sala del perseo soffitto castel sant angelo

Oggi nella sala possiamo ammirare anche una parte della ricca collezione di opere di Castel Sant’Angelo, tra cui il “Cristo benedicente” e il “Sant’Onofrio” di Carlo Crivelli, il “San Girolamo” di Lorenzo Lotto e il “Compianto su Cristo morto” di autore ignoto. 

La stanza comunica con il sottostante Bagnetto di Clemente VII e l’attigua camera da letto del pontefice, la Sala di Amore e Psiche

Per maggiori informazioni, leggi il mio approfondimento sulla Sala di Perseo.

La Sala di Amore e Psiche

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La Sala di Amore e Psiche era la stanza da letto di Paolo III Farnese. La decorazione del soffittato e delle pareti fu affidata a Perin del Vaga. 

Il soffitto a cassettoni, con grottesche su fondo oro e gigli alternati a targhe con il nome del pontefice, trova al suo centro, in rilievo, il grande stemma farnesiano. 

Sul fregio, incorniciati da falsi mensoloni e tendaggi, troviamo nove riquadri raffiguranti altrettanti episodi della favola di Amore e Psiche per come è narrata ne “L’asino d’oro” di Apuleio, cui si somma una decima scena, dipinta sopra la finestra. 

I riquadri si alternano a grandi vittorie alate e pannelli con grottesche su fondo dorato. 

La scandalosa presenza di una storia così sensuale va spiegata leggendo la favola con gli occhi del pontefice che, con la sua cultura prettamente neoplatonica, ne dava una lettura fortemente allegorica in chiave cristiana

Tuttavia, la sensualità della favola resta esplosiva in scene quali “Psiche scopre Amore e Amore fugge”, la più famosa dell’intero ciclo. 

Oltre agli splendidi affreschi, attualmente la sala ospita opere importanti quali il “Cristo Portacroce” di Paris Bordon e “Il Bagno” di Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi. 

Per maggiori informazioni, leggi l’approfondimento sulla Sala di Amore e Psiche.

Il Corridoio pompeiano

Ricavato nel XVI secolo da un ballatoio in legno, il Corridoio pompeiano è lo stretto passaggio che collega la Sala Paolina alla Sala della Biblioteca.

Guadagna questo nome grazie alla ricca decorazione a grottesche che ricopre sia le sue pareti, sia la volta a botte. 

Gli affreschi furono realizzati tra il 1545 e il 1546 da Luzio Luzi e Perin del Vaga, aiutati da artisti di alto calibro quali il fiammingo Cornelis Loots, a cui dobbiamo i piccoli paesaggi nordici sulla parte inferiore delle pareti, e Cristofano Gherardi da Borgo San Sepolcro, autore di alcune altre figure delle grottesche.

La Sala della Biblioteca

Il salone è l’ambiente principale dell’ala nord degli appartamenti di Paolo III Farnese. Guadagna il suo nome solo nel Novecento, probabilmente in relazione alla sua vicinanza con la Sala del Tesoro, sede non solo dell’erario, ma anche dell’Archivio Segreto Pontificio. 

L’apparato decorativo fu affidato dal pontefice a Luzio Luzi. Sulla parete orientale possiamo notare un grande camino e, al di sopra di esso, le imponenti allegorie della Chiesa e di Roma con al centro lo stemma papale. 

sala della biblioteca soffitto

L’ampia volta, decorata a stucchi e grottesche, è suddivisa in cinque registri concentrici e incorniciata da due fregi continui. 

Il primo è composto da ventotto lunette a rilievo che alternano raffigurazioni pagane agli emblemi farnesiani, mentre il secondo, posto poco più in alto, è dipinto con creature marine e interrotto, al centro di ogni parete, da medaglioni a stucco. 

Nella volta, alternate alle grottesche su fondo bianco, trovano spazio dieci Storie di Roma antica.

Sui lati brevi troviamo i ritratti di San Michele Arcangelo e l’imperatore Adriano. Al centro, affiancato dagli emblemi della Vergine con l’unicorno e del Giglio di Giustizia, troviamo lo stemma Farnese.

La Sala dell’Adrianeo

Attraverso la Sala della Biblioteca si accede al piccolo ambiente della Sala dell’Adrianeo, stanza che deve il suo nome ai dipinti murali emersi durante il restauro di Castel Sant’Angelo nel 1902. 

Insieme all’attigua Sala dei Festoni, fu uno dei primi ambienti costruiti per ordine di Paolo III

Sulla sommità delle pareti troviamo un fregio realizzato da Luzio Luzi e la sua équipe tra il 1544 e il 1545.

Il fregio raffigura scene tratte dalla mitologia e figure di satiri. Al centro di ogni parete, incorniciate da una finta architettura, troviamo delle vedute di antichi monumenti romani come la Naumachia di Domiziano, la Meta Romuli, il Circo di Caligola e Nerone e lo stesso Mausoleo di Adriano. 

Altri otto riquadri, due per ogni parete, raffigurano invece scene dal mondo dionisiaco, popolate di antiche divinità, satiri e menadi

La Sala dei Festoni

Anche questa sala, che guadagna il suo attuale nome solo nel Novecento, è caratterizzata da un ricco fregio decorativo posto sulla sommità delle sue pareti

I cortei di nereidi e tritoni danzanti, alternati alle figure maschili, femminili e di unicorni, suggeriscono un movimento continuo e ondulatorio: da qui il nome “dei Festoni”. 

I meravigliosi dipinti sono ancora una volta opera di Luzio Luzi e della sua équipe di artisti. 

Purtroppo non sono pervenuti fino a noi i soffitti originali che completavano la decorazione della sala similmente a quanto visibile nella Sala di Perseo e nella Sala di Amore e Psiche. 

La sala è collegata tramite delle scale agli ambienti di servizio del Cortile di Alessandro VI e alla Cagliostra.

La Cagliostra

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Questo ambiente fu costruito nel 1543 insieme alla sottostante Loggia di Paolo III

Inizialmente le sue arcate si aprivano verso il borgo di Prati, ma nel XVIII secolo vennero murate per convertire l’ambiente a prigione per i detenuti di riguardo

È infatti qui che, nel 1789, l’avventuriero, esoterista e alchimista italiano Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro venne incarcerato dall’Inquisizione per circa un anno. 

Il piccolo appartamento si compone di tre vani: uno ampio e centrale e due camerini laterali. 

Dagli emblemi araldici di Paolo III, raffigurati al centro delle volte, i due camerini prendono il nome di Gabinetto del Delfino e della Salamandra e Gabinetto della Cicogna

La decorazione a grottesche delle pareti interne, dal gusto tipicamente rinascimentale, riproduce un paesaggio abitato da figure celesti e porta la firma degli illustri pittori Luzio Luzi e Perin del Vaga.

Per maggiori informazioni, leggi l’approfondimento sulla Cagliostra di Castel Sant’Angelo.

Appartamenti farnesiani Castel Sant’Angelo: come visitarli

Per visitare gli appartamenti papali è sufficiente acquistare un biglietto d’ingresso al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

Il solo biglietto d’ingresso, infatti, garantisce l’accesso a questa vasta area che, salvo specifici interventi di manutenzione, è normalmente aperta ai visitatori. 

Per raggiungere la corte, il primo ambiente del complesso residenziale, occorre salire attraverso la rampa elicoidale che dal cortile esterno porta alla Sala delle Urne, e quindi procedere tramite quella diametrale che la attraversa. 

Le persone con disabilità, o i loro accompagnatori, possono rivolgersi allo staff del museo per richiedere l’utilizzo dell’ascensore privato.

Gli orari di visita sono naturalmente legati a quelli di apertura del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, quindi dal martedì alla domenica, dalle ore 9.00 alle 19.30 con ultimo ingresso alle ore 18.00.

Residenze pontificie Castel Sant’Angelo: i biglietti

A differenza di altre aree di Castel Sant’Angelo, gli ambienti degli appartamenti papali sono in buona parte visitabili anche senza l’accompagnamento di una guida ufficiale

Tuttavia, è possibile – e per molti versi è consigliabile – prenotare una visita con audioguida o un tour guidato del castello

Di seguito ti lascio la nostra selezione dei migliori biglietti che puoi acquistare online. Sono sicuro che troverai quello che fa al caso tuo!

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Le dimore papali: F.A.Q.

Chi è il proprietario di Castel Sant’angelo?

Castel Sant’Angelo è proprietà demaniale dello Stato Italiano, che attualmente lo gestisce attraverso la Direzione Musei statali di Roma.

Cosa c’è all’interno di Castel Sant’angelo?

All’interno del Castel Sant’Angelo puoi ammirare ancora oggi la tomba di Adriano, le scale a chiocciola, gli alloggi papali, gli affreschi, il campo delle esecuzioni capitali, la Grande Loggia, i bastioni, le sale della fortezza ben conservate e molto altro ancora.

Quanto costa entrare dentro Castel Sant’angelo?

I biglietti d’ingresso al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo hanno prezzi variabili in base ai servizi accessori desiderati. 
Il prezzo del biglietto standard con ingresso riservato parte da €19, con l’aggiunta dell’audioguida il prezzo base sale €32, mentre il costo della visita guidata parte da €37
Puoi anche acquistare un biglietto combinato con altre attrazioni a Roma o nel Vaticano
Se ti fermi a Roma qualche giorno e non vuoi perderti nulla, potresti trovare conveniente l’acquisto del Roma Pass (a partire da €55) o della Roma Tourist Card (a partire da €95).

Chi si è buttato da castel Sant’angelo?

La Tosca, eroina del dramma storico di Victorien Sardou e dell’opera lirica tratta da Puccini, nell’ultimo atto si getta da Castel Sant’Angelo dove il suo amante, il pittore Mario Cavaradossi, è appena stato giustiziato con l’inganno.

Appartamenti dei papi: conclusioni

Ed eccoci giunti al termine di questo approfondimento sul complesso degli appartamenti papali in Castel Sant’Angelo. 

In questo post ti ho parlato della storia in breve della loro costruzione, dall’originale progetto di Niccolò V al loro enorme ampliamento sotto Paolo III Farnese. 

Ti ho accompagnato in tutte le sale ancora oggi visitabili, fornendoti una descrizione puntuale degli ambienti e delle opere d’arte che potrai ammirare durante la tua visita. 

Ti ho inoltre dato qualche dritta su come visitarli e ti ho consigliato i migliori biglietti da acquistare per la tua futura visita. 

Se hai bisogno di altre informazioni, lascia un commento qui sotto; se invece desideri visitare gli appartamenti papali dentro Castel Sant’Angelo, clicca qui e acquista il biglietto d’ingresso saltando la coda in biglietteria.

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