Come molti dei luoghi in cui ancora oggi si respira la storia, anche Castel Sant’Angelo è un monumento fatto di luci e ombre.
Con questo post ci inoltreremo nella sua parte più oscura, là dove i vecchi muri furono testimoni di pianti e urla strazianti. Sei pronto a seguirmi nelle prigioni storiche di Castel Sant’Angelo?
In questo viaggio ti racconterò la storia delle carceri e dei prigionieri illustri che vi furono detenuti. Oltre alla descrizione delle celle, tra cui la celebre Cagliostra, troverai informazioni utili per la tua visita agli spazi più segreti del Castello.
E non temere, come sempre non mancherò di raccontarti anche gli aneddoti e le curiosità più interessanti su questo fantastico monumento.
Prosegui nella lettura e seguimi nell’oscurità delle segrete di Castel Sant’Angelo!
UN MOMENTO! Prima di iniziare con la lettura, ti chiedo di prestare attenzione: le prigioni storiche non sono sempre aperte, e data la loro fama visitarle significa andare incontro a una lunga coda in biglietteria. Per entrare in questa parte del Castello saltando la fila io ti consiglio di acquistare il biglietto online. Clicca qui sotto per prenotare il tuo ingresso ed entrare al Castel Sant’Angelo senza inutili attese.
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Prigioni di Castel Sant’Angelo: descrizione
Indice dei contenuti
Come già saprai se hai letto il mio post sulla storia di Castel Sant’Angelo, la Mole Adriana, da mausoleo funebre, viene trasformata molto presto in fortezza.
Già agli inizi del VI secolo, il sovrano ostrogoto Flavio Teodorico il Grande decide di adibire il fortilizio a prigione di Stato.
Ma anche quando cessa il dominio bizantino e Roma torna sotto il potere temporale del pontefice, il Castello non perde la sua funzione di carcere. Anzi, proprio ad Alessandro VI Borgia dobbiamo un notevole ampliamento della struttura carceraria che possiamo ancora oggi ammirare.
Celebri per aver “ospitato” (e talvolta visto morire) molti personaggi illustri, le prigioni storiche sono accessibili dal Cortile di Alessandro VI, anche noto come Cortile del Teatro.
Come altre aree del Castello, tuttavia, le carceri non sono sempre aperte al pubblico, ma in occasione di aperture straordinarie è possibile visitarle.
Visitare le prigioni di Castel Sant’Angelo
Come anticipavo nello scorso paragrafo, l’accesso alle prigioni storiche avviene attraverso il Cortile di Alessandro VI.
Da una porticina si accede a una scala che porta all’ampio ambiente rettangolare, detto “il Parlatoio”, dove i prigionieri dello Stato Pontificio venivano interrogati e… fatti parlare, molto spesso proprio attraverso la tortura.
Alcuni strumenti sono ancora conservati in apposite teche, mentre delle illustrazioni ci mostrano le tecniche di tortura dei detenuti messe in atto dai loro aguzzini.
Oltrepassato questo locale si accede a un buio e stretto corridoio semicircolare sul quale si aprono tre anguste celle.
Lì, una fioca luce penetra dalle strette inferriate che danno sul cortile. Sul pavimento delle stesse, protetti da grate, possiamo vedere alcuni scavi che hanno fatto riaffiorare le antiche mura romane.
A seguire, un piccolo passaggio conduce alle due ultime carceri, anch’esse illuminate solo da minuscole aperture sul cortile. L’ultima di queste è celebre per aver “ospitato” per quasi un anno l’artista fiorentino Benvenuto Cellini.
Il piccolo vano che, salendo, incontriamo alla nostra destra, è appunto la latrina esterna dalla quale, secondo il celebre racconto che riporterò più avanti, l’artista sarebbe riuscito a evadere.
A sinistra, invece, si scende nelle Oliare, la sala in cui veniva conservato l’olio in apposite giare di terracotta.
Dalle prigioni si scorge anche il finestrone della Sala della Giustizia, luogo in cui venivano lette le sentenze di morte ai detenuti di Castel Sant’Angelo.
Prigioni di Castel Sant’Angelo Roma: curiosità
La cella infame: Sammalò
La cella infame: Sammalò
Per quanto anguste potessero essere le altre carceri di cui abbiamo parlato, la cella in assoluto più temuta all’interno di Castel Sant’Angelo era situata dietro il bastione angolare San Marco.
Era così stretta che il condannato vi veniva calato dall’alto e, non avendo spazio per stare sdraiato, seduto o in piedi, si vedeva costretto a starsene piegato sulle ginocchia.
In origine la cella era uno degli sfiatatoi della sala centrale del Mausoleo di Adriano, ma nel Medioevo fu tramutato in segreta.
Dalla rampa elicoidale di Castel Sant’Angelo la cella è ancora visibile. Il nome si dice che sia dovuto al disegno di “San Marocco” che, storpiato, diventa il “Sammalò” di cui anche Benedetto Cellini ci parla nelle sue memorie.
La celebre evasione di Benvenuto Cellini
Benvenuto Cellini fugge da Castel Sant’Angelo
Lo scultore, scrittore e orafo fiorentino, famoso, oltre che per le sue opere e per il suo animo inquieto, fu incarcerato nel 1538 con l’accusa di aver sottratto dei beni alla Chiesa durante il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi.
Ma, com’è facile immaginare, l’artista non se ne stette buono a scontare la sua pena: una notte in cui il Castello era in festa per il Corpus Domini, Cellini, dopo aver forzato la porta della cella con delle tenaglie che aveva sottratto al suo carceriere, si calò dal bastione San Giovanni con il classico metodo delle lenzuola annodate.
L’atterraggio non fu dei più morbidi, e infatti gli causò una frattura della gamba. L’artista riuscì comunque a fuggire e a rifugiarsi presso il cardinal Cornaro, che però, di lì a poco, lo riconsegnò al Papa.
Tornato a Castel Sant’Angelo, questa volta in una cella ancora più angusta e buia, Cellini approfittava dell’unica mezz’ora di luce del giorno per leggere la Bibbia. Su una parete della cella è tutt’oggi posto un vetro a protezione del disegno di un Cristo risorto di cui l’artista, nella sua celebre autobiografia “Vita”, si attribuisce la paternità.
Verrà graziato dal papa e scarcerato nel dicembre del 1539 per intercessione del cardinale Ippolito II d’Este e del re di Francia.
Una prigione di lusso: la Cagliostra
La cella di lusso detta “Cagliostra”
Può una cella prendere il nome di un detenuto? A volte sì, ed è il caso della Cagliostra.
Questo ambiente fu costruito nel 1543 insieme alla sottostante Loggia di Paolo III. Inizialmente le sue arcate si aprivano verso il borgo di Prati, ma nel XVIII secolo vennero murate per convertire l’ambiente a prigione per i detenuti di riguardo.
È infatti qui che, nel 1789, l’avventuriero, esoterista e alchimista italiano Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro viene incarcerato dall’Inquisizione per circa un anno.
Il piccolo appartamento si compone di tre vani: uno ampio e centrale e due camerini laterali.
Dagli emblemi araldici di Paolo III, raffigurati al centro delle volte, i due camerini prendono il nome di Gabinetto del Delfino e della Salamandra e Gabinetto della Cicogna.
La decorazione a grottesche delle pareti interne, dal gusto tipicamente rinascimentale, riproduce un paesaggio abitato da figure celesti e porta la firma degli illustri pittori Luzio Luzi e Perin del Vaga.
Qui il Cagliostro rimane in paziente attesa di giudizio. Processato per eresia, nonché per la sua adesione a una loggia massonica, viene poi condannato all’ergastolo e trasferito nella Fortezza di San Leo, dove muore pochi anni dopo.
Prigionieri di un certo calibro
Fantasma senza testa di Beatrice Cenci
Chi è stato rinchiuso nel carcere di Castel Sant’Angelo? Oltre a Benvenuto Cellini e al Conte di Cagliostro, tra i prigionieri illustri di Castel Sant’Angelo vengono spesso ricordati anche gli umanisti Platina e Pomponio Leto, il filosofo Giordano Bruno e la giovane Beatrice Cenci (di cui ti consiglio di recuperare il racconto completo nel mio post sulle curiosità di Castel Sant’Angelo).
Una storia altrettanto avvincente riguarda invece il cardinale Giovanni Battista Orsini, qui imprigionato con l’accusa di aver attentato alla vita di Alessandro VI.
La madre e l’amante del cardinale, unite dal timore per le sorti dell’amato, si presentarono al cospetto del pontefice con un’allettante offerta: una rara e preziosa perla in cambio della libertà del cardinale. Facendo probabilmente leva sulla nota debolezza dei Borgia per le perle, provarono così a insidiare l’aguzzino del loro congiunto.
Sulle prime il piano parve funzionare. Il papa, infatti, accettò l’offerta: prese la perla e, dopo averlo fatto giustiziare, restituì il corpo del cardinale ai suoi affetti!
Castel Sant’Angelo prigioni: biglietti
Le prigioni di Castel Sant’Angelo a Roma sono visitabili solo in occasione di aperture straordinarie al pubblico e di apposite visite guidate, come la visita guidata al Castello Segreto, un progetto ideato dal Polo Museale del Lazio che rende visibili alcune zone del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo altrimenti chiuse al pubblico.
Tuttavia, al momento, le prigioni risultano chiuse, e la visita guidata sospesa fino a data da destinarsi.
Se desideri visitare le altre aree del castello, assicurati di acquistare un biglietto d’ingresso al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, in modo da entrare saltando la coda in biglietteria.
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Carceri di Roma: FAQ
La Tosca si butta da Castel Sant’Angelo
Oltre a Benvenuto Cellini e al Conte di Cagliostro, tra i prigionieri illustri di Castel Sant’Angelo vengono spesso ricordati anche gli umanisti Platina e Pomponio Leto, la giovane Beatrice Cenci, il filosofo Giordano Bruno e il cardinale Giovanni Battista Orsini.
La Tosca, eroina del dramma storico di Victorien Sardou e dell’opera lirica tratta da Puccini, nell’ultimo atto si getta da Castel Sant’Angelo dove il suo amante, il pittore Mario Cavaradossi, è appena stato giustiziato con l’inganno.
Oltre alle ceneri dello stesso imperatore Adriano e di sua moglie, Vibia Sabina, il mausoleo ospita quelle di Antonino Pio, della sua sposa Annia Galeria Faustina e dei figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, di Marco Aurelio e di tre dei suoi figli, dell’imperatore Settimio Severo, della moglie Giulia Domna e dei figli Geta e Caracalla.
All’interno del Castel Sant’Angelo puoi ammirare ancora oggi la tomba di Adriano, le scale a chiocciola, gli alloggi papali, gli affreschi, il campo delle esecuzioni capitali, la Grande Loggia, i bastioni, le sale della fortezza ben conservate e molto altro ancora.
Carceri di Castel Sant’Angelo: conclusioni
Ecco che finalmente riemergiamo dall’oscurità delle segrete di Castel Sant’Angelo. Finisce qui il nostro viaggio di approfondimento di questa parte così particolare e misteriosa di Roma.
Partendo dagli imprescindibili cenni storici, ho voluto descriverti l’area delle prigioni storiche nel dettaglio, dandoti un’anticipazione di quello che potresti vedere se decidi di visitare Castel Sant’Angelo.
Ti ho parlato delle moltissime curiosità storiche e degli aneddoti che riguardano queste antiche carceri, e non sono mancate le occasioni per sorridere delle avventure vere o leggendarie che hanno avuto le segrete come sfondo.
Abbiamo incontrato insieme gli illustri personaggi che sono passati di qui come carcerieri, ma soprattutto come detenuti, e ho risposto a quelle che sono le domande più frequenti.
Se hai bisogno di altre informazioni, lascia un commento qui sotto; se invece desideri visitare il Castello, acquista il biglietto d’ingresso saltando la coda in biglietteria.
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