Storia

Castel Sant’Angelo Roma: Storia, Leggende e Segreti

Se sei curioso di conoscere la storia di Castel Sant’Angelo, allora sei capitato nel posto giusto. Con questo post cercherò di soddisfare la tua sete di conoscenza, ricostruendo insieme a te le vicende di questo importante monumento, dalle sue origini antichissime fino ad arrivare ai giorni nostri.

Partiremo dalla sua storia in breve e poi ci addentreremo più in profondità, laddove le curiosità e i misteri abbondano.

Scopriremo insieme il primo nucleo del mausoleo di Adriano, la sua evoluzione in Castello, scenderemo nell’oscurità delle sue prigioni e ci innalzeremo fino alla statua dell’Angelo, sempre attenti alla descrizione della realtà storica così come alle leggende alle quali è indissolubilmente legato

Sei pronto a seguirmi in questo viaggio? Allora partiamo!

IMPORTANTE! Prima di iniziare l’articolo, voglio metterti in guardia: Castel Sant’Angelo è una delle attrazioni turistiche più visitate in Italia e nel mondo. Con una stagione turistica che si protrae ormai per tutto l’anno è quasi certo che, quando vorrai visitarlo, troverai una lunga coda alle biglietterie. Per evitarlo, noi ti consigliamo di acquistare il biglietto online. Clicca qui sotto per prenotare il tuo ingresso e accedere a Castel Sant’Angelo in un istante.

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Castel Sant’Angelo Roma: descrizione

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Castel Sant’Angelo, conosciuto nell’antichità come Mole Adrianorum e Castellum Crescentii, e ancora oggi come mausoleo di Adriano, è uno dei principali monumenti di Roma.

Si trova sulla sponda destra del fiume Tevere, di fronte al Campo Marzio, cui è collegato dal ponte Sant’Angelo, e a poca distanza dallo Stato del Vaticano, raggiungibile attraverso un corridoio fortificato detto Passetto di Borgo

Situato tra il rione di Borgo e quello di Prati, il monumento ha una storia millenaria ed è stato più volte modificato e ammodernato dalla sua fondazione (123-135 d.c.) all’epoca medievale, fino a quella rinascimentale e ai giorni nostri. 

Famoso per essere la tomba dell’imperatore Adriano, il Castello è altresì conosciuto per essere servito, nella storia, come fortezza, tribunale e prigione dello Stato Pontificio

Oggi proprietà demaniale dello Stato Italiano, il Castello è attualmente gestito dalla Direzione Musei statali di Roma e attira ogni anno milioni di curiosi da tutto il mondo.

Breve storia di Castel Sant’Angelo Roma

La storia di Castel Sant’Angelo è intrinsecamente legata a quella di Roma. Nato come sepolcro dell’imperatore Adriano, viene terminato da Antonino Pio nel 139 d.C. e assolve alla sua funzione originaria per centinaia di anni.

Nel 403 d.C. circa, l’imperatore occidentale Onorio lo fa includere nelle Mura Aureliane: da questo momento il monumento funebre diventa un baluardo di difesa, perdendo il suo valore commemorativo e assumendone uno strategico a protezione della Città Eterna.

Proprio in questa occasione si guadagna per la prima volta l’appellativo di castellum, ma è solo nel 590 d.C. che, secondo la leggenda che ti racconto qui, troverà il suo nome attuale. 

Molte sono le famiglie romane che lottano per il possesso del Castello. Nella prima metà del X secolo sarà la roccaforte del senatore Teofilatto, nella seconda metà lo sarà per i Crescenzi, che lo fortificheranno e gli daranno il loro nome, poi passerà alla famiglia Pierleoni e dopo ancora agli Orsini, cui verrà ceduta, con tutta probabilità, da papa Niccolò III, appartenente alla stessa famiglia, dopo aver fatto costruire il Passetto di Borgo che collega il Castello al Vaticano

Nel 1367 è papa Urbano V ad averne le chiavi: da questo momento la struttura fungerà da rifugio per i papi a venire, ospiterà l’Archivio e il Tesoro Vaticani, sarà tribunale e prigione

Nel 1379 verrà quasi raso al suolo, nel 1395 verrà ricostruito e potenziato dall’architetto militare Niccolò Lamberti per ordine di papa Bonifacio IX. Per quattro secoli si succederanno gli interventi, si aggiungeranno nuove strutture, si ristruttureranno quelle già esistenti. 

Dopo l’Unità d’Italia verrà inizialmente adibito a caserma, poi diventerà museo. Verrà restaurato dal Genio del Regio Esercito e ospiterà il Museo dell’ingegneria militare. Durante il Ventennio verranno ripristinati i bastioni e i fossati e sistemate diverse sale.

Oggi il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo ospita numerose collezioni di ceramiche, quadri e sculture, ed è centro di corsi, iniziative e attività didattiche che promuovono la conoscenza del Museo presso il grande pubblico.

Castel Sant’Angelo Roma: storia approfondita

Le origini romane

Adriano e Demetriano

Adriano e Demetriano

Tra il 123 d.C. e il 135 d.C. l’imperatore Adriano chiede all’architetto Demetriano di costruire un mausoleo funebre per sé e la sua famiglia alla periferia di Roma, nel territorio noto come ager Vaticanus.

Chiara è l’ispirazione al modello dell’Augusteum, il mausoleo dell’imperatore Augusto, ma Adriano vuole di più: ne vuole uno gigantesco.

Nel 139 d.C. il mausoleo è pronto, sorge di fronte al Campo Marzio, cui è unito dal Pons Aelio (Ponte Elio), oggi conosciuto come Ponte di Sant’Angelo.

Le forme sono semplici e pulite: sulla base cubica, in marmo di Carrara, si innalza un tamburo in peperino, una roccia magmatica tipica del Lazio, e opus caementicium (opera cementizia); al di sopra di esso sorge il tumulo di terra, alberato e circondato di statue marmoree, tra cui ricordiamo il celebre Fauno Berberini (anche noto come Satiro ubriaco).

Agli angoli del basamento troviamo invece statue bronzee di uomini e cavalli, e sulla sommità una quadriga in bronzo guidata secondo alcuni dal dio Elio, secondo altri dall’imperatore in persona.

Altresì caratteristico è il fregio decorativo a teste di buoi sul quale, nella parte che dà sul Tevere, sono riportati i nomi degli imperatori che riposano all’interno dell’edificio.

Sullo stesso lato è presente anche l’arco di ingresso, intitolato ad Adriano, interamente rivestito di marmor numidicum, il marmo giallo antico. Attorno al mausoleo corre invece un muro di cinta con cancellata in bronzo e decorazioni in bronzo dorato. 

Di questa struttura, oggi quasi irriconoscibile, sopravvivono molti resti, come le fondamenta del basamento, il nucleo in muratura del tamburo, l’ingresso monumentale e la rampa elicoidale che conduce alla camera funeraria: la Sala delle Urne.

Per centinaia di anni il mausoleo ospita i resti degli Antonini: oltre alle spoglie dello stesso Adriano, che morirà un anno prima del compimento dell’opera, e di sua moglie Vibia Sabina, ospiterà quelle di Antonino Pio, della sua sposa Annia Galeria Faustina e dei figli; di Lucio Elio Cesare, di Commodo, di Marco Aurelio e di tre dei suoi figli, dell’imperatore Settimio Severo, della moglie Giulia Domna e dei figli Geta e Caracalla

Il Medioevo e il Rinascimento

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Statua di Bacco scagliata contro i nemici

Nel 403 d.C. circa, la Mole Adriana viene inclusa nelle Mura Aureliane. Da qui in poi non sarà più solo un monumento funebre, bensì un importante punto strategico per la difesa della città.

L’avamposto fortificato oltre il Tevere si guadagna così l’appellativo di castellum, e rivela tutta la sua importanza durante il sacco di Roma dei Visigoti di Alarico prima (410 d.C.), e dei Vandali di Genserico (455 d.C.) poi.

Nei fossati del Castello verrà ritrovata la statua del Satiro ubriaco, o Fauno Barberini, che apprezziamo oggi tra i reperti meglio conservati, ma che fu probabilmente utilizzata dai romani come arma di difesa e scagliata contro gli invasori. 

Agli albori del VI secolo il castellum assume una nuova funzione: viene infatti adibito a prigione di Stato per volere del sovrano ostrogoto Flavio Teodorico.

Sempre come prigione verrà usato dal senatore e militare romano Teofilatto nella prima metà del X secolo, così come dalla sua famiglia: la figlia Maria, nota come Marozia, e il nipote Alberico.

Nella seconda metà del secolo, invece, il fortilizio passa alla famiglia baronale dei Crescenzi, che per un secolo si impegna a rafforzarlo.

Non a caso, a partire da questo periodo il Castello è conosciuto con il nome di Castrum Crescentii, e per lungo tempo viene così designato, anche quando passa di proprietà alla famiglia nobile di origine ebraica dei Pierleoni, e successivamente a quella degli Orsini, famosa per aver dato alla Chiesa molti papi e cardinali, e che probabilmente lo ottengono proprio da papa Niccolò III, nato Giovanni Gaetano Orsini. 

Sempre a Niccolò III dobbiamo la realizzazione del Passetto di Borgo, che costituì, per lui e per i papi a venire, un passaggio protetto dalla basilica di San Pietro a Castel Sant’Angelo.

L’edificio rimane di proprietà della famiglia Orsini fino al 1365 circa, quando viene ceduto alla Chiesa che, nel 1367, ne consegna le chiavi al pontefice benedettino Urbano V con l’intento di sollecitarne il rientro a Roma e decretare, così, la fine della cattività avignonese.

Nel 1379 una sommossa popolare rischia di distruggere il Castello. In pieno Scisma d’Occidente, papa Bonifacio IX incarica, nel 1395, l’architetto militare Niccolò Lamberti non solo della ricostruzione, ma anche di numerosi interventi di miglioramento dell’assetto difensivo del Castello.

L’ingresso allo stesso diventa così possibile da un’unica rampa, protetta da un ponte levatoio. Di fatto, Bonifacio IX apre un periodo di ammodernamenti che corre lungo i quattro secoli successivi.

Verso la metà del XV secolo, per volere del pontefice Niccolò V, il Castello ottiene la sua prima residenza papale e tre bastioni agli angoli del quadrilatero esterno. 

Età moderna

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Banchetti nelle residenze papali a Castello

Alessandro VI Borgia, papa dal 1492, dà incarico all’architetto Antonio Giamberti da Sangallo, detto il Vecchio, di importanti lavori di fortificazione del Castello.

Applicando le tecniche della fortificazione alla moderna, l’architetto trasforma il Castello in un’autentica roccaforte militare con quattro nuovi bastioni.

Sempre su impulso di Alessandro VI, viene poi costruito un torrione all’imboccatura del ponte e scavato un fossato attorno alle mura.

Inoltre, il Castello viene dotato di un nuovo appartamento, affrescato nientemeno che dal Pinturicchio, e di nuovi giardini e fontane.

Quello che fu un mausoleo e poi una fortezza, ora è una reggia lussuosa nella quale il pontefice organizza feste e banchetti

Anche il suo successore, Giulio II, preferisce risiedere all’interno del Castello piuttosto che nel Palazzo Vaticano.

Su suo incarico, Giuliano da Sangallo e Guglielmo da Monferrato migliorano la comodità degli alloggi papali, e realizzano la Loggia verso il Tevere, ancora oggi ricordata con il nome di Giulio II. 

Ma, al di là dello sfarzo, i tanti lavori sulla struttura difensiva non sono stati inutili, come testimoniano i sette mesi d’assedio che, poco più di trent’anni dopo, vedono resistere papa Clemente VII alle temibili truppe di Carlo V d’Asburgo, i celebri Lanzichenecchi, che nel 1527 sono protagonisti del sacco di Roma

Nel 1542 è Paolo III a incaricare Antonio da Sangallo il Giovane di nuovi lavori di ristrutturazione del Castello; la decorazione è affidata a Perin del Vaga, collaboratore di Raffaello, a Luzio Luzi e Livio Agresti, detto Il Riccioluto, tra i maggiori esponenti del manierismo. 

Paolo IV, poco oltre la metà del secolo, ordina invece la costruzione della cinta bastionata pentagonale che circonda il Castello sotto la supervisione dell’architetto Francesco Leparelli, famoso per essere stato assistente di Michelangelo e ingegnere di Cosimo I de’ Medici.

Nel 1630 papa Urbano VIII ordina la distruzione delle fortificazioni anteriori, ivi compreso il torrione fatto costruire da Alessandro VI Borgia, e trasferisce l’ingresso principale sul lato destro, oltre a ordinare la costruzione di una nuova cortina muraria frontale, di nuovi posti di guardia e “casermette”. 

Poco meno di quarant’anni dopo, Clemente IX si dedica invece a Ponte Elio e ordina l’installazione di dieci angeli in marmo.

Proprio a partire quel momento, il ponte verrà chiamato Ponte Sant’Angelo.

Età contemporanea

Nel corso dell’Ottocento il Castello, chiamato anche con il nome di Forte Sant’Angelo, è utilizzato come carcere politico

Solo a seguito dell’Unità d’Italia diventa proprietà demaniale dello Stato e viene riconvertito prima in caserma e poi, a seguito dei lavori di restauro del Genio del Regio Esercito, adibito a museo.

A dirigere i lavori è il marchese e colonnello Luigi Durand de la Penne, con il suo collaboratore Mariano Borgatti. Lo stesso Borgatti è il primo direttore del nascente Museo dell’ingegneria militare che, nel febbraio del 1906, viene inaugurato all’interno del Castello.

Cinque anni dopo il museo viene trasferito nelle “casermette” fatte costruire da Urbano VIII. 

Nel Ventennio, tra il 1933 e il 1934 una nuova ondata di restauri fa sì che vengano ripristinati i fossati e i bastioni. Le “casermette” vengono demolite e la zona tra la cinta quadrata e la struttura pentagonale viene sistemata a giardino.

Nel 1939 il Museo dell’ingegneria militare viene definitivamente spostato in un’altra sede.

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Leggende di Castel Sant’Angelo

La storia dell’Angelo

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Papa Gregorio Magno e la visione dell’angelo

Ora ti sarà chiara la lunga transizione che ha portato il mausoleo di Adriano a diventare uno dei castelli più particolari della penisola, ma sono certo che avrai ancora un dubbio: perché Sant’Angelo?

Ho volontariamente omesso una storia che certamente ti chiarirà il perché di questo nome. 

Siamo nel 590 d.C. e qualcuno, da una sponda del Tevere, indicando un monumento gigantesco lo chiama “Castellum Sancti Angeli”.

Ma cos’è cambiato? 

Sono anni bui, Roma è stata colpita da un’epidemia di peste, si vocifera che un angelo e un diavolo girino per la città.

Papa Gregorio Magno, appena insediato, indìce una processione penitenziale e prega affinché la città sia liberata dall’afflizione.

E alla testa della processione, proprio mentre sta attraversando il Ponte Elio, il pontefice ha una visione: vede di fronte a sé, in cima alla Mole Adriana, l’arcangelo Michele che rinfodera la sua spada.

Per lui non c’è dubbio, si tratta di un segno divino.

L’epidemia – annuncia – ha i giorni contati. E ciò si rivela miracolosamente vero. 

Da quel momento l’edificio, già castellum, è designato con il nome di Castel Sant’Angelo. Sulla sua sommità viene eretta una chiesa intitolata all’angelo.

  • La prima statua raffigurante l’arcangelo, realizzata per commemorare l’evento, viene costruita in legno.
  • Ne segue una seconda in marmo, distrutta durante la sommossa del 1379.
  • La terza, anch’essa in marmo ma con ali di bronzo, va in pezzi quando un fulmine colpisce il castello e fa saltare in aria un deposito di polvere da sparo.
  • Nel 1497 si opta per una statua in bronzo, ma nel 1527 l’esigenza bellica impone di fonderla per realizzarne cannoni.
  • Nel corso dello stesso secolo ne viene costruita un’altra versione in marmo con le ali in bronzo.
  • Nel 1753, viene sostituita dall’attuale statua in bronzo; a realizzarla è lo scultore fiammingo Peter Anton von Verschaffelt

La leggenda del mago Pietro Bailardo

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Il mago Pietro Bailardo nella cella di Castel Sant’Angelo

Si sa, anche i migliori sbagliano. Così capita che un mago potentissimo finisca in una cella comune di Castel Sant’Angelo. 

Siamo nel XV secolo, il mago in questione è Pietro Bailardo, figura leggendaria della tradizione folclorica napoletana e campana.

Si dice che il mago abbia studiato sul Libro del comando, antichissimo formulario di magia bianca e nera risalente ai tempi di grande poeta Virgilio. 

Vi sono storie che riguardano questo personaggio anche a Roma, e una di queste lo vuole, per l’appunto, lasciato a marcire con altri quindici prigionieri in una cella comune del Castellum Crescentii.

Il giorno dopo il suo arresto, dopo aver dormito un sonno tranquillo protetto dalla sua fama, il potentissimo mago si rivolge ai suoi compagni di cella: dice di essere capace di fare grandi incantesimi, e di poterli fare evadere tutti anche il giorno stesso.

I compari, inizialmente diffidenti, decidono di dargli credito. Bailardo, allora, si avvicina alla parete della cella che dà sull’esterno, traccia un cerchio in aria e, con un rametto bruciato, disegna la forma di una barca sul muro.

Fa tutto questo sussurrando formule magiche, poi guarda i suoi compagni soddisfatto e li invita a salire a bordo. Uno di loro si avvicina alla barca e, con sua sorpresa, scopre che è vera. Tutti accorrono e salgono a bordo del magico vascello.

Al momento di salire a bordo, Bailardo si sdoppia e lascia una copia di sé nella cella. Quando viene interrogato dai suoi compagni, il mago risponde serenamente: “non voglio perdermi la faccia dei carcerieri quando entreranno nella cella.”

La barca naviga veloce sul Tevere e li porta in salvo.

La leggenda del fantasma di Ponte Sant’Angelo

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Fantasma senza testa di Beatrice Cenci

Sebbene la storia del mago Pietro Bailardo sia divertente, non tutte le leggende che riguardano Castel Sant’Angelo ti faranno sorridere

Si racconta infatti che un fantasma abiti Ponte Sant’Angelo, e che tu possa vederlo nella notte tra il 10 e l’11 settembre di ogni anno.

Il fantasma è quello di Beatrice Cenci, giovane dama vissuta nella Roma tardo-rinascimentale, protagonista di una triste storia che la vede, appena sedicenne, oggetto di violenze da parte del padre Francesco Cenci

Beatrice nasce a Roma nel 1577. I Cenci sono una nobile famiglia romana di antica discendenza. Il padre, Francesco, è un conte rissoso e violento, e ha frequenti problemi con la giustizia.

Durante il pontificato di papa Sisto V è costretto ad esiliarsi nella Rocca di Petrella Salto, sulle montagne tra il Lazio e l’Abruzzo.

Qui, infatuato di una fanciulla del vicino paese di Vittiana, la fa rapire e, in seguito al rifiuto di lei, uccidere dai suoi uomini.

La notizia non tarda ad arrivare all’orecchio di Marzio Catalano, amante della fanciulla e capo brigante del luogo, che corre alla Rocca per ottenere vendetta; ma il conte, avvertito per tempo, si rifugia prima a Napoli e poi di nuovo a Roma, confortato dalla morte di Sisto V. 

Alla morte della madre, avvenuta in circostanze misteriose, Beatrice e sua sorella maggiore Antonina, vengono inviate al monastero della S. Croce di Montecitorio come educande.

Vi rimangono per otto anni, ma al loro ritorno in casa la situazione è peggiorata: i tre figli maschi maggiori, Giacomo, Cristoforo e Paolo, vivono nell’indigenza ed esasperati, nel 1594, fanno causa al padre e la vincono.

Nello stesso anno Francesco si macchia dell’accusa di sodomia e per liberarsene paga una cifra spropositata, erodendo ulteriormente il patrimonio famigliare.

I figli chiedono quindi l’intervento del pontefice Clemente VIII, ottenendo il suo aiuto, e contribuendo all’ira paterna.

Dopo aver sborsato molto denaro per la dote della figlia maggiore, Francesco rinchiude Beatrice e la seconda moglie, Lucrezia Petroni, nella Rocca di Petrella Salto.

Qui loro ottengono la comprensione dei servitori, anch’essi maltrattati da Francesco. 

Poco dopo, lo stesso Francesco si ritira alla Rocca per problemi di salute. Ora Beatrice non ha scampo ed è tormentata dal padre in ogni occasione.

Per lei, l’unica via rimasta è l’omicidio.

La notte del 9 settembre 1598, con la complicità di buona parte della famiglia, l’ex castellano Olimpio Calvetti e Marzio Catalano uccidono a martellate Francesco e gettano il corpo dalla balaustra simulando un incidente.

Ma la morte del tiranno attira troppi sospetti e il riscontro dei medici parla di un’incompatibilità tra le ferite e la morte per caduta.

Vengono aperte due inchieste, una da parte del viceré di Napoli, l’altra da parte di Marzio Colonna, proprietario della Rocca.

Condotte a Castel Sant’Angelo, Beatrice e la matrigna assistono alle torture di Catalano, ma negano ogni coinvolgimento.

Uno alla volta tutti gli imputati vengono torturati, e tutti finiscono per dare la colpa a Beatrice. Infine, verrà anche lei torturata e confesserà, ponendo fine al processo. 

L’11 settembre 1599 Beatrice Cenci viene decapitata nella piazza di Castel Sant’Angelo.

La leggenda narra che il suo fantasma appaia ancora oggi, ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, nell’atto di dirigersi dal Ponte Sant’Angelo verso la piazza del patibolo, reggendo la propria testa fra le mani.

Castel Sant’Angelo: curiosità

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Mastro Titta, il boia di Roma

Castel Sant’Angelo, da sempre, stuzzica la curiosità e la fantasia di artisti di ogni epoca e parte del mondo. Come dici? Ha stuzzicato anche la tua? Ecco allora qualche fatto interessante che ti farà appassionare ancora di più alla sua storia.

  1. La statua dell’Angelo: La statua che dà il nome al Castel Sant’Angelo non è stata sempre la stessa nel corso della sua storia. Dalla prima costruita in legno, poi una in marmo distrutta durante una sommossa, fino all’attuale in bronzo realizzata nel 1753 dallo scultore fiammingo Peter Anton von Verschaffelt. La statua ha subito varie trasformazioni e incidenti, incluso il danneggiamento da un fulmine nel 1497 e la fusione nel 1527 per la produzione di cannoni.
  2. Le carceri: Il Castel Sant’Angelo è stato utilizzato come prigione per molti secoli. Le celle, tra cui la temuta segreta di San Marocco, erano riservate a detenuti di alto profilo. Personaggi come Benvenuto Cellini, Platina, Pomponio Leto, Beatrice Cenci e Giordano Bruno sono stati imprigionati qui. Cellini è famoso per la sua evasione durante una festa, utilizzando lenzuola annodate per calarsi dal bastione San Giovanni.
  3. Mastro Titta, il boia di Roma: Giovanni Battista Bugatti, conosciuto come Mastro Titta, è stato uno dei boia più famosi dello Stato Pontificio, con una carriera di 68 anni e più di 500 esecuzioni. Oltre alla sua professione macabra, gestiva anche una bottega di ombrelli. Sebbene fosse malvisto, era una celebrità a Roma nel XIX secolo. La sua figura ha alimentato numerose leggende e viene ancora oggi ricordato attraverso poesie, commedie musicali e pellicole, oltre a essere associato a presunte apparizioni spettrali nella città.

Per maggiori informazioni, leggi il mio articolo sulle curiosità di Castel Sant’Angelo Roma.

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Museo di Castel Sant’Angelo: domande frequenti

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La Tosca si butta da Castel Sant’Angelo

Chi si è buttato da Castel Sant’Angelo?

La Tosca, eroina del dramma storico di Victorien Sardou e dell’opera lirica tratta da Puccini, nell’ultimo atto si getta da Castel Sant’Angelo dove il suo amante, il pittore Mario Cavaradossi, è appena stato giustiziato con l’inganno.

Chi è sepolto a Castel Sant’Angelo?

Oltre alle ceneri dello stesso Adriano e di sua moglie, Vibia Sabina, il mausoleo ospita quelle di Antonino Pio, della sua sposa Annia Galeria Faustina e dei figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, di Marco Aurelio e di tre dei suoi figli, dell’imperatore Settimio Severo, della moglie Giulia Domna e dei figli Geta e Caracalla.

Chi ha costruito Castel Sant’Angelo?

A dirigere i lavori di costruzione della Mole Adriana fu l’architetto Demetriano su commissione dall’Imperatore Adriano, il quale voleva realizzare un mausoleo funebre per sé e la sua famiglia; ma nei secoli furono moltissimi gli architetti e gli ingegneri che contribuirono all’edificazione del Castello per come noi lo conosciamo.

Che cosa è Castel Sant’Angelo?

Oggi museo, Castel Sant’Angelo era in origine un mausoleo funebre. Nel Medioevo fu convertito a fortezza militare, in Età moderna fu anche residenza papale, tribunale e prigione dello Stato Pontificio.

Storia di Castel Sant’Angelo Roma: conclusioni

Bene, siamo giunti al termine di questo lungo viaggio nella storia di Castel Sant’Angelo. Abbiamo parlato della storia breve e approfondita dell’edificio, partendo dalle sue antichissime radici romane, passando per la storia medievale e arrivando fino ai giorni nostri.

Ti ho raccontato la storia dell’Angelo, quella del mago Pietro Bailardo e altre delle leggende più famose che riguardano il Castello.

Ti ho inoltre messo al corrente di alcune delle tante curiosità sulla storia dell’edificio e ho risposto ad alcune delle domande più frequenti.

Se hai bisogno di altre informazioni, lascia un commento qui sotto; se invece desideri visitare il Castello, acquista il biglietto d’ingresso saltando la coda in biglietteria.

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