Se sei arrivato fino a qui, a guidarti è stata certamente la curiosità verso uno dei ponti più famosi di Roma: il Ponte Sant’Angelo.
Non ti preoccupare, sei proprio nel posto giusto! Dopo aver letto il post, saprai tutto quello che c’è da sapere su questa meraviglia dell’architettura italiana.
Partendo dal nucleo originario di Ponte Elio, in un’epoca in cui il culto degli antichi dèi non lasciava ancora spazio a santi né angeli, lo vedremo trasformarsi nel medievale Ponte San Pietro, e dopo ancora nel Ponte degli Angeli che oggi conosciamo.
Seguiremo le vicende storiche di Castel Sant’Angelo e della Città Eterna e vedremo come queste, nel tempo, si siano riflesse nella struttura e nelle decorazioni del ponte.
Scopriremo insieme la storia delle numerose sculture che lo hanno adornato, parleremo delle statue più celebri, indugiando nella descrizione delle meraviglie architettoniche e scultoree che fanno di Ponte Sant’Angelo uno dei ponti più famosi e belli d’Italia e del mondo intero.
Come dici? Ho già acceso la tua curiosità? Molto bene, allora iniziamo!
ALT! Prima di partire con l’articolo, ci tengo a darti un breve avvertimento: data la celebrità di questo splendido monumento, per visitare Castel Sant’Angelo rischierai certamente di imbatterti in una lunga coda alla biglietteria. Per entrare in questa attrazione saltando la fila ti consiglio di acquistare il biglietto direttamente online. Clicca qui sotto per prenotare il tuo ingresso ed entrare a Castel Sant’Angelo in un batter d’occhio!

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Ponte Sant’Angelo: descrizione
Indice dei contenuti
Ponte Sant’Angelo, originariamente noto come Pons Aelius (Ponte Elio) e Pons Hadriani (Ponte di Adriano) è uno dei più antichi e famosi ponti di Roma.
Situato tra i rioni di Ponte e Borgo, fu costruito intorno al 134 d.C. per ordine dell’imperatore Publio Elio Adriano (da cui prende il nome) su progetto dell’architetto Demetriano, con la funzione di collegare la Mole Adriana, oggi Castel Sant’Angelo, alla riva sinistra del fiume Tevere.
Composto da cinque archi di pietra, tre dei quali di epoca romana, il ponte è celebre per le statue dei Santi Pietro e Paolo che si trovano a un’estremità, nonché per le dieci statue di angeli, disegnate da Giovan Lorenzo Bernini, che ornano i parapetti.
Un tempo meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo, oggi è visitato da milioni di turisti ogni anno.
Il ponte è pedonale ed è liberamente accessibile, ventiquattro ore su ventiquattro, anche a persone portatrici di disabilità.

Ponte Sant’Angelo: storia
La storia di Ponte Sant’Angelo è naturalmente legata a quella del Castello dal quale eredita il nome.
Tutto ha inizio tra il 123 d.C. e il 135 d.C., quando l’imperatore Publio Elio Adriano ordina all’architetto Demetriano di costruire un mausoleo funebre per sé e la sua famiglia alla periferia di Roma, in un territorio allora noto come ager Vaticanus.
E nel progetto di quella che sarà la Mole Adriana, costruita sulla sponda destra del fiume Tevere, entra naturalmente anche quello di un ponte che la colleghi al Campo Marzio, di fronte al quale è costruita.
Nel 134 d.C. circa terminano i lavori di un ponte monumentale che porta il nome dell’imperatore stesso: il Ponte Aelius, ovvero Ponte Elio.
Costruito in peperino, una roccia magmatica tipica del Lazio, e rivestito di travertino, molto simile al marmo, è composto da tre arcate principali e due minori a sostegno delle rampe d’accesso.
Nel Medioevo, il ponte è già un nodo primario nella zona più importante della città: è infatti l’unico della Roma antica ad essere rimasto intatto, e collega l’abitato con il Vaticano.
La regione intorno al ponte ha la più alta densità demografica, e i suoi abitanti sono i più facoltosi di tutta la Città Eterna.
Schiere di pellegrini attraversano ogni giorno Ponte Elio diretti all’antica Basilica di San Pietro; iniziano così a rivolgersi a quel passaggio con il nome di pons Sancti Petri, Ponte di San Pietro.
Alla fine del VI secolo il ponte cambia ancora una volta nome.
La leggenda vuole che nel 590 d.C. il neo-insediato papa Gregorio Magno, alla testa di una processione penitenziale da lui stesso indetta per scongiurare un’epidemia, attraversando il Ponte Elio abbia una visione: vede l’arcangelo Michele che, sulla sommità della Mole Adriana, rinfodera la sua spada prima di scomparire, e la prende come un segno divino del fatto che l’epidemia sia ormai sconfitta.
Da allora, il ponte prende il nome di Ponte Sant’Angelo dal Castello di cui rappresenta l’ingresso.
Ma dopo esser stato testimone di un miracolo, il ponte si fa portatore di una tragedia: durante il Giubileo del 1450 le balaustre cedono per la troppa concentrazione di pellegrini.
L’incidente costa la vita a quasi 200 persone.
In seguito all’accaduto, si decide di abbattere alcune case alla testata del ponte, così da poter favorire il deflusso ai pellegrini ed evitare altri incidenti.

In memoria delle vittime, Niccolò V farà costruire sul ponte due cappellette dedicate a Santa Maria Maddalena e ai Santi Innocenti.
Per moltissimi anni Ponte St. Angelo è sia luogo di esecuzione delle condanne alla pena capitale, sia luogo di esposizione dei corpi dei giustiziati come monito per la popolazione.
Si tramanda che nel 1500, durante la prima esposizione, vennero appesi nove impiccati per ogni ingresso al ponte, per un totale di diciotto corpi.
Nel 1533 papa Clemente VII ordina la distruzione delle due cappellette e le sostituisce con due celebri statue: parliamo delle statue di San Pietro, opera del Lorenzetto, e di San Paolo, opera di Paolo Taccone.
Solo tre anni dopo, in occasione della visita di Carlo V di Spagna, Paolo III commissiona a Raffaello da Montelupo otto statue di stucco, raffiguranti i quattro evangelisti ed i patriarchi Adamo, Noè, Abramo e Mosè, le quali, però, andranno presto distrutte.

Il nuovo parapetto verrà invece fatto realizzare nel 1669 da Giovan Lorenzo Bernini su incarico di papa Clemente IX.
Oltre a un progetto di restauro generale del ponte, al Bernini viene chiesto di disegnare dieci nuove statue da affiancare a quelle di Pietro e Paolo.
Così il monumento guadagna le sue celebri statue degli Angeli portatori dei simboli della Passione, realizzate dagli allievi di Bernini.
Due di queste, l’Angelo col cartiglio e quello con la corona di spine, scolpite a mano dallo stesso Bernini e dal figlio Paolo, vengono subito sostituite da due copie di bottega per paura che le intemperie le rovinino.
Nel 1892, i lavori di costruzione del Lungotevere impongono importanti trasformazioni anche al Ponte alto di Castel Sant’Angelo: l’allargamento del letto del fiume Tevere impone che vengano demolite le rampe d’accesso e aggiunte due arcate, identiche alle tre principali, alle sue estremità.
Il ponte, ora composto da cinque archi in muratura con cinque campate uguali, assume così la forma che mantiene ancora oggi: lungo 130 metri e largo 9, è pronto ad accogliere folle di curiosi provenienti da tutto il mondo.

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Statue ponte Sant’Angelo
Sui parapetti di Ponte Castel Sant’Angelo si possono ammirare ancora oggi le due imponenti sculture dei Santi Pietro e Paolo, realizzate da Paolo Taccone e dal Lorenzetto, e le dieci meravigliose statue di Angeli disegnate dal Bernini e realizzate dai suoi allievi.
Le statue dei Santi Pietro e Paolo

All’ingresso del ponte possiamo ammirare le statue di San Pietro e San Paolo.
Sentinelle del Ponte degli Angeli, i due Santi sono raffigurati con i loro simboli più famosi:
- San Pietro tiene in mano le chiavi del cielo, comunemente note come chiavi del Paradiso, l’antichissimo simbolo cristiano della Chiesa universale;
- San Paolo stringe una spada, chiaro riferimento alla Lettera agli Efesini nella quale il Santo stesso la utilizza come emblema della lotta contro il male.
Le due statue vogliono anche essere un monito a chiunque si accinga ad attraversare il ponte: alla base delle due le incisioni in latino recitano: “Hinc humilibus venia” e “Hinc retributio superbis”, che possiamo tradurre con “Di qui il perdono per gli umili” e “Di qui la retribuzione dei superbi“.
Le statue degli Angeli
Angelo con la colonna

Il primo angelo, opera di Antonio Raggi, porta con sé la colonna alla quale il Cristo venne incatenato per essere frustato. L’incisione alla base, presa dal Libro del Siracide, recita “Tronus meus in columna“, ovvero “Il mio trono è nella colonna“.
Angelo con il flagello

Il secondo angelo, opera di Lazzaro Morelli, tiene tra le mani la frusta usata per flagellare Gesù legato alla colonna. L’incisione alla base, presa dal salmo 37, recita “In flagella paratus sum“, ovvero “Sono pronto al flagello”.
Angelo con la corona di spine

Il terzo angelo, opera di Paolo Naldini completata dallo stesso Bernini, mostra la corona di spine posta sulla testa al Cristo al termine della flagellazione. L’incisione alla base, facendo riferimento al salmo 31, recita “In aerumna mea dum configitur spina“, ovvero “Nella mia tribolazione si conficca la spina“.
Angelo con il velo

Il quarto angelo, opera di Cosimo Fancelli, tiene tra le mani il Velo della Veronica, ovvero il sudario usato per asciugare il sudore e il sangue dal volto del Cristo. L’incisione alla base, citando il salmo 83, recita “Respice faciem Christi tui“, ovvero “Guarda il volto del tuo Cristo“.
Angelo con la tunica e i dadi

Il quinto angelo, opera anch’essa di Paolo Naldini, regge la tunica di Gesù, che si dice fu giocata a dadi dai soldati che lo perseguitavano. L’incisione alla base, presa dal Vangelo di Matteo, recita “Super vestem meam miserunt sortem“, ovvero “Sulla mia veste gettarono la sorte“.
Angelo con i chiodi

Il sesto angelo, opera di Girolamo Lucenti, tiene in mano i chiodi che furono utilizzati per crocifiggere il Cristo. L’incisione alla base, tratta dal Libro di Zaccaria, recita “Aspiciant ad me quem confixerunt“, ovvero “Volgano lo sguardo a me che crocifissero“.
Angelo con la croce

Il settimo angelo, opera di Ercole Ferrata, porta con sé la croce che Gesù fu costretto a trascinare per la città di Gerusalemme e sulla quale fu infine crocifisso. L’incisione alla base, citando il Libro di Isaia, recita “Cuius principatus super humerum eius“, ovvero “Il suo regno è caricato sulle sue spalle“.
Angelo con il cartiglio

L’ottavo angelo, copia di Giulio Cartari dell’originale realizzato dallo stesso Bernini, mostra la scritta INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei) che fu posta alla sommità della croce. L’incisione alla base, tratta dal testo dell’inno Vexilla regis, recita “Regnavit a ligno deus“, ovvero “Dio regnava della croce“.
Angelo con la spugna

Il nono angelo, opera di Antonio Giorgetti, mostra la spugna imbevuta di aceto su un bastone che, secondo i vangeli di Matteo e Marco, fu porta al Cristo per abbeverarlo prima della morte. L’incisione alla base, citando il salmo 68, recita “Potaverunt me aceto“, ovvero “Mi diedero da bere aceto“.
Angelo con la lancia

Il decimo e ultimo angelo, opera di Domenico Guidi, ha tra le mani la lancia con cui i soldati romani trafissero il costato di Gesù. L’incisione alla base, tratta dal Cantico dei Cantici, recita “Vulnerasti cor meum“, ovvero “Feristi il mio cuore“.

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Ponte Sant’Angelo: curiosità
Il Ponte Sant’Angelo, così come il Castello da cui prende il nome, ha una storia millenaria. E come tutti i luoghi così intrisi di storia, è ricco di curiosità e di leggende. Di seguito ti racconterò quelle che ho trovato più interessati.
Dante Alighieri e il primo Giubileo
Il primo Giubileo della storia, proclamato da Bonifacio VIII nel 1300, assicurò al Ponte St. Angelo un ruolo di rilievo.
Il ponte, infatti, convogliava tutto il traffico dei pellegrini verso la Basilica di San Pietro.
Il sommo poeta Dante Alighieri partecipò probabilmente in prima persona alle celebrazioni del Giubileo.
Quel che è certo è che consegnò ai posteri una descrizione preziosa di questo importante momento della cristianità.
Nel XVII canto dell’Inferno, il poeta paragona le schiere di peccatori ai pellegrini che percorsero Ponte Sant’Angelo:
Come i Roman per l’essercito molto,
(Inf. XVIII, 28-33)
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso il monte.
Questi versi descrivono alla perfezione come, all’epoca, fu regolato il traffico dei pellegrini: coloro che andavano a San Pietro camminavano su un lato del ponte guardando il Castello, mentre chi tornava dal pellegrinaggio camminava sull’altro lato, con la fronte rivolta al Monte Giordano.
Beatrice Cenci, il fantasma di Ponte Sant’Angelo

Fantasma senza testa di Beatrice Cenci
Si racconta che un fantasma abiti Ponte Sant’Angelo, e che tu possa vederlo nella notte tra il 10 e l’11 settembre di ogni anno.
Il fantasma è quello di Beatrice Cenci, giovane dama vissuta nella Roma tardo-rinascimentale, protagonista di una triste storia che la vede, appena sedicenne, oggetto di violenze da parte del padre Francesco Cenci.
L’11 settembre 1599 Beatrice Cenci venne decapitata nella piazza di Castel Sant’Angelo per essere stata mandante dell’omicidio del padre.
La leggenda narra che il suo fantasma appaia ancora oggi, ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, nell’atto di dirigersi dal Ponte Sant’Angelo verso la piazza del patibolo, reggendo la propria testa fra le mani.
Mastro Titta, il boia del Ponte Sant’Angelo

Mastro Titta, il boia di Roma
“Mastro Titta passa il ponte.” Così dicevano i cittadini romani quando scorgevano il boia dello Stato Pontificio che, attraverso il Ponte Elio, si dirigeva al Castello, ben consapevoli che presto qualcuno sarebbe stato giustiziato.
Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta, fu solo uno dei tanti boia a servizio dello Stato Pontificio, ma fu uno dei più famosi anche per la durata della sua carriera: ben 68 anni!
Una carriera lunghissima anche per i giorni nostri, ma non dimentichiamo che Bugatti esercitò la professione tra il 1796 (aveva iniziato alla tenera età di 17 anni) fino al 1864 quando, dopo ben 514 esecuzioni, ormai ottantacinquenne venne sostituito e, finalmente, pensionato.
Entrato a far parte della tradizione popolare romana, questo personaggio alimenta un’altra leggenda spettrale: si dice che il suo fantasma, avvolto nel mantello rosso che usava quando esercitava la professione di boia, possa esser visto passeggiare alle prime luci dell’alba nei pressi di molti dei luoghi delle esecuzioni, a partire dalla piazza di Ponte Sant’Angelo, dove si dice che offra una presa di tabacco a chi incontra, come usava fare in vita con i condannati. Da brividi!
Ponte Castel Sant’Angelo Roma: domande frequenti
Il ponte che collega piazza di Ponte S. Angelo al lungotevere Vaticano oggi si chiama Ponte Sant’Angelo, o Ponte degli Angeli, ma in passato era conosciuto come Pons Aelius (ponte Elio), Pons Hadriani (ponte di Adriano) e Ponte di Castello, nonché come Ponte San Pietro.
Sì, il ponte è pedonale ed è liberamente accessibile, 24 ore su 24, anche a persone portatrici di disabilità.
Ponte Sant’Angelo, anche chiamato Ponte degli Angeli, prende il nome dalla statua raffigurante l’arcangelo Michele posta sulla sommità del Castello e dalle dieci statue di angeli, portatori dei simboli della Passione, disegnate dal Bernini.
Gli angeli disegnati dal Bernini e realizzati dai suoi allievi portano tra le mani i simboli della Passione di Cristo.
La prima domenica di ogni mese l’ingresso al Museo nazionale di Castel Sant’Angelo è gratuito e non è prevista la prenotazione.
Ponte degli Angeli Roma: conclusioni
Eccoci giunti al termine di questo approfondimento sul Ponte degli Angeli.
Abbiamo parlato dell’evoluzione storica del ponte, partendo dalle sue antichissime radici romane, passando per la storia medievale e arrivando fino ai giorni nostri.
Ti ho descritto le numerose opere scultoree che lo adornano e ho riportato il racconto della celebrazione del Giubileo che Dante fa nel suo Inferno.
Ho narrato dei fantasmi che si dice tutt’oggi abitino quel luogo, inoltre ho risposto ad alcune delle domande più frequenti.
Se hai bisogno di altre informazioni, lascia un commento qui sotto; se invece desideri visitare il Ponte e il Castello, acquista il biglietto d’ingresso saltando la coda in biglietteria.

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Copertina: Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash